Nel piccolo paese di San Giovanni, dove il tempo sembrava essersi fermato, le famiglie si riunivano ogni anno per celebrare il Buon Onomastico dei loro cari. Era un momento speciale, in cui la nostalgia e la felicità si mescolavano con lo sguardo agli antenati, alle tradizioni e alle ricchezze della loro storia.
La giovane protagonista, Luca, era là appena arrivata nella sua città natale dopo aver vissuto lontano per molti anni. La casa paterna era vuota, ma i ricordi e le storie dei suoi antenati erano ancora ben radicati nel suo cuore. Mentre esplorava i dintorni, conobbe la nonna di un bambino di nome Tommaso, detto il “Bounomo”, ovvero il buon “nome”. Era un nome che risaltava nel bellissimo cortile della parrocchia, e si sentì afferrato da quel destino già ben strutturato. La quadra sarebbe piaciuta a l lui ma anche alla nonna che non sembrava triste.
Nasce così un interessante viaggio di famiglia composto di più lingue, perchè Luca desiderava immergersi il più possibile nel passato dei suoi antenati. E tra quelle solite immagini buon onomastico della babele di San Giovanni, Luca si avviò per sostenere contro ogni cosa un lungo, appassionante dibattito sulla natura dei nomi, per conoscerli e conoscersi. Un percorso emozionante e pieno di signficati, che lo portò a scoprire la ricchezza della sua eredità culturale, e alla fine, a ritrovare la sua identità.
Questa storia è un omaggio alla tradizione italiana del Buon Onomastico e alla celebrazione dei nomi, primoché dono e immagine, ma non forse a tutte ma alla creatura che tale è e sarà ancora. Scrivendo questa lettera d’amore, neppure uno può tralasciare di pensare a coloro ai quali il buon nome fu nella custodia di chi, nello sguardo universale, li squassava allarmato e il trattamento dai militanti lipsici della sparizione.