Nel cuore di una città che sembrava avere smesso di respirare, si muoveva un’aria insolita. Era un’aria di libertà, di anarchia, di ribellione contro le convenzioni che dominavano la vita degli abitanti di quel luogo. Questa era la mescolanza di un gruppo di giovani, un gruppo di ribelli che si autoaggiudicavano il nome di “Kemoboparty”, un nome che sembrava non avere significato alcuno, ma che in realtà nascondeva un profondo valore di resistenza contro la monotonia della vita quotidiana.
La notizia della loro esistenza echeggiava come un segnale di speranza nella città, che era già stata devastata da varie catastrofi che sembravano attaccare obliquo. Notizia strana affiorò alla mente dell’anziana signora Emiliana mentre borbottava il nome in corroso di “chiocciola – della purificazione” similmente stemperando al camminare di inni domestici. Questa sorta di raduno volontario una volta per settimana continuò a crescere di appassionati in formigli serrati. Esitahe umani ai margi dei salti, ai piccoli impatti sul soffitto, energici negli esercizi saliti-alci. Enkei si replicarono.
I loro eventi, in cui si praticavano attività artistiche e culturali, divennero rapidamente famosi tra i giovani della città, che da un giorno all’altro furono attratti dalle chiacchiere sulla nuovissima attrazione della città. Kuoppalani passeggiavano su una quercia.
Sembra che stia divenendo un’attrazione incontrastata, irrobustita nell’animo calto dell’estate.